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Progetto Donne e Futuro tre anni di impegno

Ad accogliere il Convegno “Donne e Sport” promosso da Profilo Donna con il supporto di istituzioni come l’Assessorato allo Sport del Comune di Modena, il Coni Comitato Regionale Emilia Romagna, il Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore e il 118 Modena Soccorso, è stata proprio la città emiliana riconosciuta come Città Europea dello Sport 2013.
A dare il benvenuto Cristina Bicciocchi che con grande soddisfazione ha portato i saluti del presidente nazionale del Coni Giovanni Malagò, del presidente regionale Umberto Soprani e del senatore On. Franco Carraro.
“Donne e sport” e “Sport in sicurezza”: questi i temi che il convegno ha affrontato nel corso della giornata di lavoro presso il teatro  Fondazione San Carlo, un gioiello d’arte nel cuore della città.
Di straordinario interesse ciò che è emerso dalle testimonianze e dalle relazioni degli ospiti che si sono alternati al tavolo dei relatori aprendo parentesi sempre nuove.
A seguire l’incontro anche una schiera di studenti appartenenti a due classi quinte, una del liceo scientifico A.Tassoni, l’altra del classico L.Muratori, entrambe di Modena.
Nel corso della mattina, anche attraverso la presenza di Iredeem, la società che distribuisce in esclusiva in Italia i defibrillatori Philips in ambito extra ospedaliero, si è teso a stabilire l’importanza di operare nello sport con sempre maggiori tutele. In questo l’adozione del decreto Balduzzi si è dimostrata arma efficace per affrontare gli arresti cardiaci che sempre più spesso avvengono in ambito sportivo.
“La nostra realtà provinciale fin da prima dell’entrata in vigore del decreto, aveva preso seriamente questo tema fino a deliberare nel settembre 2013 un gruppo di lavoro specifico riguardante la dotazione e l’utilizzo dei defibrillatori semiautomatici negli impianti sportivi” ha testimoniato l’assessore Simona Arletti ad apertura dei lavori, seguita dai saluti di Andrea Dondi delegato Coni Point di Modena.
I tragici eventi legati agli atleti Vigor Bovolenta e Piermario Morosini deceduti lo scorso anno, ad appena un mese di distanza uno dall’altro, per un malore improvviso in campo, hanno accelerato un percorso di sensibilizzazione oltreché legislativo e grazie al decreto ministeriale, le società sportive saranno obbligate a dotarsi di defibrillatori che dovranno essere sempre presenti, accessibili e utilizzati da personale specificatamente formato.
Sono intervenuti dottori e professori attivi in città dove le esperienze, in tal senso, stanno portando notevoli risultati: la dr.ssa Daniela Aschieri di Piacenza, la dr.ssa Laura Valagussa di Monza, il dr. Andrea Scapigliati di Roma che ha lanciato con entusiasmo il progetto europeo Viva per affrontare l’arresto cardiaco, il dr. Cosimo Picoco e il dr. Carlo Serantoni rispettivamente direttori del 118 di Bologna e Modena e il dr. Pierluigi Castellini direttore della onlus Gli Amici del Cuore. Grande l’attesa, e ricambiata dal suo sorriso inconfondibile, quello che ci riporta sui podi olimpionici conquistati dall’azzurra più medagliata di tutti i tempi, ovvero la schermitrice Valentina Vezzali, oggi deputata eletta nella circoscrizione Marche per la lista Scelta Civica. La campionessa olimpionica di scherma, con semplicità, ma con altrettanta fermezza, ha ricordato il suo impegno politico verso il mondo dello sport e ha illustrato la Carta Europea delle Donne nello Sport. “Una Carta molto importante perché riconosce in 5 punti i principi di trattamento economico e normativo tra donne e uomini” ha spiegato la pluripremiata azzurra. “Mi auguro che venga utilizzata e che possa permettere alla donna di alzarsi in piedi e di poter esercitare questi diritti” ha concluso Valentina Vezzali. Nel frattempo porta avanti delle piccole battaglie, come lei stessa le definisce, su alcuni disegni di legge che riguardano il mondo dello sport, a iniziare dall’introduzione dell’insegnante di scienze motorie alle scuole elementari “che ho provato a emendarlo nel decreto istruzione, ma è stato bocciato, è una vera lotta ma noi sportivi siamo abituati a non tirarci indietro”. Poi riflette sul suo nuovo mondo, quello politico “dove prevale nettamente la maschilità e dove è difficile emergere, ma bisogna rimboccarsi le maniche, non mollare mai e andare avanti”, ha affermato. “Continuerò a battermi per i miei ideali. Quando ho cercato di introdurre l’insegnante di scienze motorie alle scuole primarie, mi sono sentita dire in parlamento che “stavo nel mondo dei sogni” e al Senato mi hanno parlato della luna...
che è difficile raggiungerla. Ho risposto che il libro dei sogni si può aprire e per la luna basta alzare lo sguardo”.
Un aspetto che Valentina Vezzali ha vissuto da vicino e che fino allora, almeno nell’ambito della sua federazione, è sempre stato estremamente penalizzante come lo è tuttora in moltissime altre discipline sportive, riguarda la tutela della maternità. “La mia esperienza risale al 2005 – ha raccontato la campionessa - quando ho deciso di avere il mio primogenito Pietro dopo le olimpiadi del 2004 ad Atene. Le donne che decidevano di diventare madri, allora come oggi, venivano depennate dalle liste federali o molto spesso si vedevano rescindere il contratto. Ebbene, sono riuscita a dimostrare che una donna non solo può continuare a fare attività agonistica a ogni livello dopo una maternità, ma che può raggiungere grandi risultati. Così è stato per me quando vinsi il campionato del mondo a soli quattro mesi dalla nascita di mio figlio”. Dalla consapevolezza di tale vittoria, la Federazione Italiana Scherma ha introdotto una norma che prevede il reintegro delle atlete divenute mamme nello stesso grado di appartenenza al momento del congedo. Tale norma è stata inserita poi nello statuto del Coni.
Il convegno “Donne e Sport” è stato anche la tappa di partenza del Defibrillation Day Tour, iniziativa che cercherà di sensibilizzare all’utilizzo del presidio salva vita più persone possibili su tutto il territorio nazionale. Prossime probabili tappe, Roma e Savona.
In chiusura dei lavori della mattina la Iredeem ha effettuato una dimostrazione dell’utilizzo del defibrillatore automatico affinché si siano chiarite maggiormente le nozioni  apprese nel corso dei vari interventi.
Emblematicamente sono state dodici le signore di Profilo Donna che nel corso del mese precedente il convegno hanno frequentato il corso per diventare esecutrici Dae: Cristina Bicciocchi, Eletta Bernardi Cottafavi, Cristina Botti, Rosalba Caffo Dallari, Maria Luisa Cantaroni, Maria Carafoli, Elena Corradini, Manuela Fiorillo, Mirella Guicciardi, Maria Concetta Pezzuoli, Maria Cristina Rattighieri, Valentina Verna alle quali è stato consegnato l’attestato.

Nel pomeriggio gli interventi di Alberta Gambigliani Zoccoli istruttrice di equitazione, Irene Bezzi campionessa europea di vela, Enrica Gasparini allenatrice ex campionessa del mondo di pattinaggio su rotelle a coppia, ospiti nella tavola rotonda condotta da Cristina Bicciocchi, direttore responsabile di Profilo Donna Magazine, sono stati carichi d’immagini e interessanti storie di grande impegno nella lotta al superamento di ogni discriminazione, in questo caso verso il riconoscimento del valore della donna. Fermezza e temperamento dimostrato anche nella vita della manager di squadre e di campioni dello sport Giulia Mancini, come in quella di Stefania Lella presidente dell’Associazione Donna Manager dello Sport.
Presente anche l’assessore allo Sport Antonino Marino che oltre ad aver sottolineato l’attenzione della città di Modena verso l’ambito sportivo, ha anche elencato alcuni progetti che andrebbero incontro alle necessità oggi sempre più trasversali dei cittadini, stretti in una vita frenetica e pressati da problematiche spesso anche di tipo economico.
“C’è ancora discriminazione nel mondo dello sport italiano nei riguardi della donna” questa invece la voce corale che si è sollevata nel corso dell’assemblea pomeridiana del convegno “Donne e Sport”. La giornata ha fatto emergere aspetti in contrasto con le attuali lotte a ogni discriminazione e anche a quelle legate alla violenza sulla donna, intesa nel senso generico del termine.
“Nessuna disciplina sportiva femminile in Italia è considerata professionistica – questo il punto della situazione illustrato dall’avvocato Antonella Carbone – neppure se appartenenti alle federazioni professionistiche, premettendo che solo il calcio, il basket, il motociclismo, il pugilato e il golf sono riconosciuti dal Coni come discipline professionistiche. Questo elimina anche ogni forma di tutela che un contratto di lavoro subordinato comporta”.
Grazie al lavoro dei relatori presenti è emerso un quadro ancora discriminante, un paradosso se si pensa che all’interno della stessa disciplina sportiva siano codificati come professionisti gli atleti che militano in squadre maschili, mentre sono considerate dilettanti le atlete che militano in squadre femminili.
A questo proposito è intervenuta la giocatrice di volley serie A1 della Liu-Jo Lucia Crisanti che ha portato al pubblico la sua testimonianza di donna atleta perfettamente inserita nella tematica del convegno e che nell’occasione, ha deciso anche lei di sottolineare la grave mancanza nei riguardi delle donne nello sport che oltre ad avere molti doveri e pochi diritti, si vedono penalizzate al massimo nell’ambito della tutela della maternità. “Anche in quei casi in cui le atlete formalizzano un rapporto di lavoro – ha sottolineato infatti l’avv. Carbone - vi è quasi sempre una clausola in assenza della quale le società si rifiutano di sottoscrivere il contratto. È quella che consente di risolvere automaticamente il rapporto di lavoro nel caso in cui l’atleta sia in stato di gravidanza”.
Esistono alcune eccezioni. La Federazione Italiana Scherma in questo si è dimostrata una punta di diamante, mentre è giusto rilevare che non sussiste questa discriminazione nei riguardi di quelle atlete appartenenti ai gruppi sportivi militari italiani. In questo caso il rapporto di lavoro è automaticamente riconosciuto come subordinato con le tutele che esso comporta.
Illuminanti sono stati anche gli interventi dell’avvocato Gaia Tassi che ha ripercorso la storia della donna nello sport, anche attraverso culture diverse, dell’avvocato Guicciardi Mirella docente di giurisprudenza presso l’università di Modena e Reggio Emilia, emblematico e chiarificatore anche sugli aspetti strettamente legali e legislativi che legano le donne atlete ai propri circoli o federazioni, l’intervento dell’avvocato Antonella Carbone Past President dell’Associazione Alumni Diritto dello Sport. Verso la conclusione della sessione pomeridiana anche l’intervento dell’avvocato Lucio Colantuoni esperto di diritto sportivo e contratti sportivi e infine a chiudere la giornata l’intervento dell’avvocato Cristina Rossello già avvocato Lega Calcio e vice Commissario FISI, che da anni si batte per sconfiggere ogni discriminazione di genere, sostenendo sempre le donne in ogni ambito, come presidente di Progetto Donne e Futuro.
Le riflessioni sono state tante, quelle indotte dagli interventi e quelle che di certo saranno nate spontanee tra i presenti in platea. Sconcertante è pensare, come hanno sottolineato gli ospiti, che se da una parte c’è una totale assenza di normative per la tutela della donna nello sport è vero che esistono norme costituzionali chiaramente descritte in due articoli della Costituzione italiana.
L’articolo 31 recita “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. E l’articolo 37 completa: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione”
“Abbiamo le norme costituzionali, perché non le applichiamo?”

 
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