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Cecilia Chailly (’10)
Cecilia Chailly

Considerata l’arpista di spicco italiana più eclettica e geniale, Cecilia Chailly è anche compositrice e scrittrice. Nata a Milano, a diciannove anni ha debuttato come prima arpa nell’orchestra della Scala di Milano, dopo aver già collaborato con il Piccolo Teatro nella Tempesta di Strehler. Ha studiato in Francia con Pierre Jamet e Jaqueline Borot, e con il M° Azio Corghi, suo maestro di composizione presso il Conservatorio di Milano. Intraprende la carriera di concertistica classica e contemporanea, collaborando anche con John Cage. Si esibisce in prestigiose location come Gaudeamus Festival in Olanda, Queen Elisabeth Hall di Londra, Tv Svizzera Italiana, Cina e Taiwan, Cantiere Internazionale di Montepulciano, European Chamber Orchestra, e i maggiori Festival italiani.
Come compositrice, autrice e produttrice ha realizzato quattro album: ANIMA (CGD East-West 1997), con il quale ha vinto il premio De Sica ‘97 per la musica, AMA (Sony Columbia 2002), il suo avvicinamento al Pop, ALONE (Emi Classics 2006), genere classico crossover, con la partecipazione al pianoforte di Ludovico Einaudi e ISTANTI (Egea 2009), un crossover che si apre al blues, al jazz e agli echi operistici del tenore e batterista Stefano Secco.
Ha interpretato la sua musica al Jazz Festival di Montreux, per il Dalai Lama, in Vaticano per il Papa Giovanni Paolo II, al Teatro alla Scala, Comunale di Bologna, David Parsons Dance Company, e in importanti festival tra cui “Suoni delle Dolomiti”, festival dell’Aurora, nelle maggiori trasmissioni televisive italiane e al Blue Note di Milano. La sua arpa crossover è anche colonna sonora dei film: “Fuori dal Mondo” di Piccioni, “Non ho sonno” di Dario Argento, “Mai più come prima” di Giacomo Campiotti, dello spettacolo per bambini “Felicità di una stella” (Teatro all’Improvviso) e della campagna pubblicitaria Infasil 2008. Nel 2009 ha debuttato con quattro sue composizioni per arpa e grande orchestra al Teatro Cilea di Reggio Calabria.
Come scrittrice nel 1998 ha pubblicato il romanzo “Era dell’amore” (Bompiani), vincendo i premi Pisa e Calabria Opera Prima 1998, Rapallo e Procida Elsa Morante Opera Prima 1999. Per dodici anni ha tenuto una rubrica di musica e stati d’animo per il settimanale Donna Moderna. Come pittrice ha partecipato a numerose mostre organizzate da Poiesis; ha esposto opere al Museo d’arte contemporanea di Lissone, a Roma e Monza. Sue fotografie sono state pubblicate da Psichologies e inserite nelle cover dei suoi ultimi album. Ha realizzato dei Video dall’album “Istanti”e per alcuni suoi concerti. Nel 2010 ha ricevuto a Modena il Premio Internazionale Profilo Donna (nella foto a fianco), nel 2012 i Premi Donna Rotary International e il Premio Harpo Marx.

 

Cecilia, a quali progetti sta lavorando ora?
«Ho appena firmato con Sony Classics per il prossimo cd che uscirà in autunno, “Le mie corde”, una raccolta dei miei brani migliori riscritti e interpretati con l’arpa acustica. Dopo quattro album di musiche originali, con canzoni e arrangiamenti, ho sentito l’esigenza di tornare all’essenza e a quelle origini classiche dalle quali mi ero voluta distaccare. È stato un lavoro introspettivo complesso, nel quale mi sono posta delle domande sulla musica contemporanea e l’interpretazione, cercando un mio modo trasversale di coniugare i diversi linguaggi; il tutto con delle semplici corde, dimenticando la voce, gli effetti elettronici e le elaborazioni del suono alle quali ero abituata. Sto ultimando anche gli spartiti che pubblicherò, in modo da dare la possibilità anche ad altri musicisti di suonare la mia musica, all’arpa o al pianoforte. Sono tutte mie musiche originali eccetto un brano inedito di mio padre Luciano, “Variazioni sulla scala enigmatica”, scritto nel 1995 e dedicato a me».

Da bambina era circondata dalla musica... quando ha iniziato a suonare l’arpa?
«A dieci anni, ma prima cantavo e improvvisavo con gli strumenti che trovavo in casa, usandoli come fossero giocattoli».

Quanto ha influito la sua famiglia nella scelta del percorso professionale?
«Ho scelto a cinque anni di fare la musicista, ho sentito subito che quello era il mio mondo; non ho avuto pressioni dalla famiglia, ma la passione che animava i miei parenti mi ha contagiata sin da piccola».

Esistono dei luoghi che, anche nei momenti di crisi, le danno l’ispirazione per le sue opere?
«In Val di Ledro ho il mio rifugio creativo, la casa di famiglia dove ho passato sempre le vacanze e registrato l’album “Alone”».

La ricerca di una “nuova musica”... in cosa è confluita questa esigenza?
«La ricerca nasce dall’esigenza di esprimere qualcosa che non riguardi solo me, ma anche le persone che ho intorno; una musica che esprima il “sentire” contemporaneo, suonata con uno strumento antico come l’arpa e tuttavia moderno, attuale e spesso commovente. La corda che vibra è una cosa che va in risonanza con il cuore, con quelle corde antiche che ciascuno ha dentro di sé e può riscoprire attraverso il suono. L’arpa è oltre il tempo e le mode, è molto evocativa e c’è ancora molto da esplorare nelle sue sonorità e possibilità; è lo strumento stesso che stimola il mio istinto esplorativo e la voglia di comunicare e condividere emozioni».

Cecilia lei è molto attenta alla comunicazione social, alle relazioni, alla ricerca di se stessa... come contano questi aspetti per la sua espressione artistica?
«Sono cose diverse, ma tutte fondamentali per la mia vita creativa: i social li frequento perché faccio parte del mondo, amo comunicare e sono curiosa di conoscere, ma non è detto che continui a farlo; a volte mi sembra che prendano troppe energie. Le relazioni sono fondamentali per me, specialmente quelle di amicizia, perché anche attraverso la condivisione e il dialogo approfondisco la conoscenza di me stessa, non solo stando isolata e concentrata. Le esperienze esistenziali che faccio vanno di pari passo con la musica che scrivo, e credo che la vita, artistica e non, vada vissuta pienamente, con generosa totalità».

Tra le sue collaborazioni troviamo importantissimi artisti internazionali, quali di questi l’ha maggiormente coinvolta e perché?
«Con ogni artista che incontro nasce una scintilla; se siamo affini ci si sente a casa e ci si comporta come se ci si conoscesse da sempre. È un’affinità segreta, che mi è scattata con tutti quelli con i quali ho collaborato, ma anche con Sting, Stewar Copeland, Michael Nyman e tanti altri».

Com’era collaborare con Fabrizio De’ Andrè?
«Un bell’incontro fra esistenzialisti, che si esprimeva in ore di chiacchierate amichevoli e profonde, forse anche perché entrambi dell’acquario, un segno zodiacale di sognatori ».

Come si prepara ai grandi concerti?
«Sto da sola, studio, mi preparo psicologicamente ed emotivamente, penso allo stato d’animo sul palco, alle cose che voglio esprimere, alla scaletta dei brani, che cambio a seconda del tipo di performance e di contesto».

Non solo musica ma anche un libro... Che cosa racchiude il diario “Era dell’amore”?
«Ho cercato di scrivere un diario d’amore che potesse essere di chiunque, di qualsiasi persona innamorata e in una relazione conflittuale. Ho descritto la sofferenza di chi prova un amore puro ma condiviso con chi ha una visione più scaltra dell’esistenza; il relativo caos e gioco di forze che si viene a creare fa parte della contemporaneità che amo osservare,vivere e raccontare».

 
 
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