SUL SOFA' DI CHICCA c'è':
Simonetta Di Pippo (’11)

Laureata in Fisica, indirizzo Astrofisica e Fisica Spaziale, all’Università di Roma “La Sapienza”, è stata assunta dal Piano Spaziale Nazionale nel 1986, diventato nel 1988 Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Dopo aver ricoperto incarichi di sempre maggiore responsabilità, nel 2002 viene nominata Responsabile dell’Osservazione dell’Universo dell’ASI. Direttore del Volo Umano all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ruolo ricoperto dal 2008 al 2011, è così divenuta la prima donna nella storia a ricoprire il ruolo di direttore all’ESA e l’unica al mondo a dirigere il settore del volo umano. Dall’aprile 2011 al maggio 2012 è stata poi Consigliere Speciale del Direttore Generale dell’ESA. Oggi ricopre il ruolo di Responsabile dell’Osservatorio per la Politica Spaziale Europea dell’ASI a Bruxelles. Una carriera iniziata subito dopo la laurea, che l’ha portata quindi a seguire importantissimi programmi internazionali.
Simonetta Di Pippo si distingue per i numerosi ruoli chiave che le sono stati affidati in 27 anni di carriera, ma anche per i risultati ottenuti, il dinamismo con cui i progetti sono stati condotti, per la qualità del lavoro svolto e gli ambiti coperti: Osservazione della Terra, Studi Avanzati, Automazione e Robotica Spaziale, Stazione Spaziale Internazionale, Osservazione dell’Universo, Esplorazione.
Dal giugno 2009, è Presidente e co-fondatrice dell’associazione internazionale Women in Aerospace Europe, con sede legale nei Paesi Bassi e con lo scopo principale di aumentare la presenza femminile e la leadership al femminile nel settore aerospaziale.
È riuscita a portare la cultura spaziale nella quotidianità attraverso un attento impegno di divulgazione scientifica tramite i più disparati mezzi di comunicazione (come il libro “Astronauti” e la collaborazione alla stesura del capitolo dedicato alla planetologia dell’enciclopedia Treccani) rendendo così fruibili temi di grande interesse sia al pubblico specializzato che a quello generale. Autore di oltre 60 pubblicazioni, oltre 600 articoli e interviste su giornali e riviste, membro e presidente di comitati scientifici di convegni internazionali, membro e presidente di giuria di premi scientifici, ha insegnato alla George Washington University di Washington D.C. e alla LUISS di Roma. Insignita del titolo di Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana per meriti scientifici nel 2006, l’Unione Astronomica Internazionale ha associato il suo nome all’asteroide 21887, in riconoscimento del suo contributo all’esplorazione del sistema solare. Nel 2011 ha ricevuto il Premio Internazionale Profilo Donna e nel novembre del 2012 le è stato consegnato a Washington D.C. il premio per la Leadership dall’associazione Woman In Aerospace US “per il suo forte sostegno all’esplorazione spaziale, la sua grande capacità di gestire programmi spaziali complessi, e il suo ruolo di leader anche per le giovani donne nel settore aerospaziale”. Viene considerata uno dei leader mondiali più esperti nella cooperazione internazionale nel settore spaziale.

Simonetta Di Pippo

Simonetta Di Pippo, quest’anno ricorre il 50esimo anniversario della prima donna nello Spazio, Valentina Tereškova. La sua vocazione com’è nata? Si è ispirata a lei?
«Certamente appartengo alla generazione che aveva 10 anni quando Neil Armostrong e Buzz Aldrin misero piede per la prima volta sul suolo lunare. L’incipit del mio libro, Astronauti (Mursia, 2002), in sostanza dice proprio questo: “Se siete nati dopo il 1969 appartenete a quella generazione che ai voli spaziali ha fatto l’abitudine e probabilmente considerate normale il turismo spaziale o la presenza di esseri umani a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Per me, come credo per molti della mia generazione, l’avventura dello Spazio ha il sapore indimenticabile delle immagini che le televisioni di tutto il mondo mandarono in onda il 20 luglio 1969 quando i primi esseri umani, quelli dell’Apollo 11, Armstrong e Aldrin, misero piede sul suolo lunare. E’ un ricordo collettivo che appartiene a 600 milioni di persone. Ma è anche un ricordo individuale, perché è impossibile dimenticare dove eravamo quel giorno, con chi eravamo e quello che stavamo facendo. Io, quel giorno, ero insieme alla mia famiglia vicino a Roma, sul mare. Quel pomeriggio del 20 luglio del 1969 eravamo arrivati trafelati da Roma, era il primo giorno di vacanza. Mentre scarichiamo i bagagli ci rendiamo conto che si sta avvicinando il momento in cui la Rai trasmetterà lo storico atterraggio sulla Luna. Non c’è più tempo; in fretta, togliamo il televisore dal suo scatolone e lo sistemiamo al meglio. C’è confusione. Mancano le sedie e soprattutto, non c’è più tempo. In fretta, ci sediamo tutti sul pavimento ad attendere l’evento che, probabilmente, ha segnato le mie scelte successive, incastrate una con l’altra senza un apparente disegno d’insieme, con un filo invisibile, ma indelebile. A bordo si rendono conto che il computer sta conducendo il veicolo di atterraggio in una zona piena di rocce, e questo potrebbe creare serie difficoltà alla missione e ai suoi uomini. Armstrong assume allora i comandi manuali del LEM e riesce a portarli sani e salvi su di un terreno pianeggiante, a circa 300 metri dalla zona prevista, sulla Luna. Pochissimo il propellente rimasto, missione salvata. L’emozione è forte, anzi fortissima. Avevo solo dieci anni, nel 1969. «Preparati», mi dicevano, «quando crescerai le emozioni perderanno d’intensità». Ho sempre cercato di evitare che questo avvenisse. Non so con esattezza se la mia passione per lo Spazio è nata quel pomeriggio: sento però che i ricordi di quell’esperienza straordinaria sono ancora vivi e, senza averne coscienza piena, devono aver segnato le mie scelte successive…..” Mi sembra che da queste parole dal libro Astronauti si capisca quale sia il mio approccio: quello che conta è mantenere la voglia di appassionarsi alle cose. Mantenere l’interesse per lo studio, per l’apprendimento continuo, in un mestiere che non è un mestiere, ma un modo di vivere. La portata dell’impresa di Valentina Tereškova l’ho compresa solo a posteriori, quando ho intrapreso la carriera del manager spaziale. E quando ho realizzato che le questioni di genere esistono, e come, anche nel nostro mondo».

Come guarda ai giovani che intraprendono la carriera nel settore aerospaziale e come valuta la “questione di genere” in questo ambito?
«Dedico da sempre molta attenzione alla divulgazione e soprattutto alle scuole, di ogni ordine e grado. Far sviluppare l’interesse per le attività spaziali, e la consapevolezza dell’importanza che hanno i satelliti e le imprese spaziali nella nostra vita di tutti i giorni, richiede attenzione e dedizione, e deve essere fatto soprattutto con i più giovani. Stiamo peraltro entrando in una fase storica dove assisteremo ad un cambio di paradigma, e dove l’accesso allo spazio diventerà sempre di più una impresa commerciale, come accadde nella fase di sviluppo delle aerolinee commerciali. Tra non molto sarà possibile ad esempio andare da Londra a NY in un’ora e un quarto, grazie ai voli suborbitali. E, in parallelo, svilupperemo sempre più servizi a terra basati sull’uso del satellite, mentre cominceremo in modo sistematico un processo di espansione della razza umana nel sistema solare.
L’ambito aerospaziale offrirà parecchie opportunità di lavoro, quindi, ora più di prima, i giovani vanno incoraggiati a dedicarsi a questa disciplina.
In tutto questo, la questione di genere esiste, ed è anche molto seria, come è seria nella società e in molte altre discipline scientifiche. Le statistiche forniscono una fotografia che non ha bisogno di commenti: in Europa le laureate di genere femminile sono ad oggi circa il 50% della popolazione laureata ma la percentuale di addetti di genere femminile nel settore aerospaziale si attesta intorno al 15%. Come negare che esista una questione di genere?».

Quali sono i settori nell’area spaziale oggi “maturi” e pronti per un’evoluzione?
«Le principali agenzie spaziali del mondo hanno, sin dall’inizio dell’era astronautica, costruito un bagaglio di conoscenze che consente oggi di considerare “maturi” alcuni settori nell’arena spaziale. Già da tempo le telecomunicazioni, poi la meteorologia, sono passati a un approccio più commerciale con un progressivo disimpegno delle agenzie governative, più rivolte a sviluppare nuove tecnologie e a spingere in avanti l’innovazione. Stiamo ora arrivando a una maturazione di settori come la localizzazione e la navigazione, e certamente i servizi applicati basati su sistemi di osservazione della Terra seguiranno, assieme a una maggiore e crescente attenzione ai servizi integrati.
Ma dove si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, è proprio nel settore dell’accesso e della permanenza dell’uomo in orbita bassa, vale a dire a circa 400 km sopra le nostre teste.
E’ anche indubbio che l’esplorazione dell’Universo passa per una esplorazione, sistematica e umana, del nostro Sistema Solare, assieme alla scoperta, continua, di nuovi sistemi planetari che molto ci potranno dire anche sull’origine ed evoluzione del nostro. Avamposto per eccellenza è senza dubbio la Stazione Spaziale Internazionale, laboratorio costruito e gestito da 5 grandi partner, USA, Canada, Europa, Russia e Giappone, con 6 astronauti permanentemente a bordo dove si conducono tantissimi esperimenti scientifici in vari settori e discipline. L’obiettivo a lungo termine è per il momento poter visitare e permanere sulla superficie di Marte, che sarà forse l’unico posto dove l’umanità potrà andare a rifugiarsi quando il nostro Sole, nella sua vita tipica di nana bianca, comincerà ad espandersi e a riscaldare, e inghiottire, tutti i pianeti sino alla Terra compresa, prima di collassare e raffreddarsi per divenire, appunto, una palla fredda. L’uomo o la donna che metterà piede per primo sul pianeta rosso, però, è già nato».

Quali sono gli obiettivi attuali?
«Obiettivi direi molti e variegati, e anche diversi da paese a paese. Per riassumere però dico che occorre concentrarsi da un lato verso uno sviluppo sostenibile di nuove tecnologie sul pianeta Terra, che consentano allo stesso tempo una attenzione forte alla protezione dell’ambiente e quindi alle tecnologie “verdi”, e dall’altro al miglioramento della qualità della vita degli abitanti della Terra, che sono in crescita vertiginosa e che tra poco saranno costretti a competere per le risorse rimaste disponibili. L’espansione al di là dei confini della Terra quindi non sarà più una questione scientifica, o di prestigio, o di dimostrazione tecnologica. Sarà una necessità. Il compito degli addetti ai lavori è oggi quello di stimolare la crescita della consapevolezza dei problemi che abbiamo e di come si potrebbe cercare di risolverli. La nostra responsabilità e la nostra azione conseguente in questo è determinante».

Lei pensa che prima o poi si scoprirà la vita anche su altri pianeti o in altre galassie?
«Le notizie sulla scoperta di nuovi pianeti, alcuni dei quali ricadono nella zona abitabile del loro sistema planetario, che hanno quindi caratteristiche tali da indurre una maggiore attenzione a capirne le potenzialità al fine di verificare se esistono forme di vita semplice o complessa, o se esistono le condizioni per uno sviluppo futuro di forme di vita, si rincorrono giorno dopo giorno ormai. Sono stati scoperti sino ad ora circa 3500 pianeti extrasolari, dei quali circa 800 confermati, di cui oltre 50 nelle zone abitabili dei vari sistemi planetari nei quali si trovano (alcuni da confermare). Molti di questi sono gassosi e ruotano a velocità altissima: si tratta dei cosiddetti Hot Jupiters (Giove Caldi, in quanto si usa il pianeta Giove come elemento di paragone).
In parallelo, ci sono sempre maggiori evidenze dell’esistenza, e delle differenziazioni, dei cosiddetti Estremofili, ovvero forme di vita che riescono a sopravvivere in condizioni estreme sulla Terra. Questo ci fa intuire che in tali condizioni estreme altre forme di vita potrebbero nascere e svilupparsi su altri corpi del nostro sistema solare, e su altri pianeti di altri sistemi planetari. Per non parlare di Titano, la luna più grande di Saturno, dove a temperature bassissime, intorno ai -180 gradi, scorrono fiumi e si aprono laghi di idrocarburi. C’è una circolazione climatica su Titano. Certamente servono altre indagini scientifiche, altre ricerche, sia nel nostro sistema solare, che negli altri sistemi planetari scoperti e ancora da scoprire. La risposta è però contenuta in una domanda: come si può pensare di essere da soli nell’universo?».

Si parla anche di turismo sub-orbitale... sarà presto possibile fare i turisti nello spazio?
«Il turismo suborbitale registra numerose iniziative e alcuni progetti sono già in fase di avanzata realizzazione. Sono infatti in fase di sviluppo veicoli a decollo orizzontale che possono far provare l’ebbrezza di vedere la curvatura dello spazio ad un solo passeggero, altri sempre a decollo orizzontale che ne portano sino a 6, nonché sistemi che invece usano il decollo verticale. Si tratta di raggiungere i 100 km di altezza per poter effettivamente entrare nello spazio e dallo spazio osservare il pianeta Terra.
Questi veicoli potrebbero evolvere verso sistemi utilizzabili per il trasporto commerciale, quindi non solo per turisti “ricchi” ma per il trasferimento point-to-point in tempi brevi, al momento nemmeno immaginabili, il che ovviamente rivoluzionerà il trasporto e il commercio su scala globale. Così come avvenne quando si ebbe lo sviluppo delle aerolinee commerciali con una progressiva riduzione dei costi del biglietto, si presuppone succederà per i voli suborbitali. Un futuro interessante!».

Ci può illustrare il suo lavoro quando era direttore del volo umano?
«Il Direttore del Volo Umano dell’ESA è responsabile della partecipazione Europea al programma della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), la gestione del Corpo degli astronauti Europei, i programmi di ricerca e di scienza in microgravità, la preparazione di programmi futuri di esplorazione umana del Sistema Solare. Nel mio triennio all’ESA ho avuto la fortuna di poter interloquire con 350 persone che con me collaboravano, la cui presenza si articolava tra il centro ESA dell’ESTEC (Paesi Bassi), il centro astronauti (EAC) a Colonia in Germania, gli uffici di Parigi, Houston e Mosca, i centri di controllo in Germania e in Francia, e i 9 centri operativi e di supporto utenti dislocati in tutta Europa. Di responsabilità del Direttore dei Voli Abitati anche lo studio, la preparazione e lo sviluppo di tecnologie legate all’esplorazione umana a lungo termine del Sistema Solare. Durante il mio mandato, ho anche guidato la selezione finale dei 6 nuovi astronauti europei, di cui due italiani, e ho guidato la selezione dei due membri dell’equipaggio europeo per l’esperimento Mars500 che ha visto i 6 marsonauti rimanere chiusi nell’astronave, rimasta ferma nel laboratorio dell’istituto russo per i problemi biomedici alle porte di Mosca, nella simulazione di un viaggio verso Marte durato 520 giorni.
Sono state due esperienze molto interessanti, e sono anche molto orgogliosa di averli scelti bene.
Nel suo insieme, si tratta di un lavoro complesso, con attività di natura diversa, molto condensate nell’arco dell’intera giornata, caratterizzate da una forte collaborazione internazionale, con viaggi e presenze richieste in varie luoghi in Europa e all’estero, e una attenzione particolare alle esigenze e necessità dei dipendenti, in ambiente internazionale dove anche la diversità culturale si somma alla diversità di genere. Per poter dirigere una struttura così importante servono doti manageriali e umane, se si vuole fare un buon lavoro. Sono convinta, sempre di più, che lo stile di leadership che mi contraddistingue, più incline all’ascolto ma anche deciso e rapido quando serve, sia la soluzione vincente ma anche la più difficile da comprendere per chi a questo non è abituato, che sono i più. Ma è solo così che potremo far in modo che la nostra società evolva verso un sistema sempre meno conflittuale e sempre più partecipato, dove la diversità è un asset e non un problema. Dove conti il merito».

 
 
Powered by Main Street Modena