Sul sofà di Chicca c'è:
PATRIZIA SANDRETTO RE REBAUDENGO
(PPD 2015)

di Cristina Bicciocchi

IVA PAVIC

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è fondatrice e Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Torino, si avvicina all’arte contemporanea, come collezionista, all’inizio degli anni ’90.
La passione per l’arte si trasforma in attività organizzata nel 1995 quando dà vita alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Nel 1997 viene inaugurata la prima sede della Fondazione a Guarene d’Alba, nelle sale di Palazzo Re Rebaudengo, residenza settecentesca tra le colline piemontesi.
Nel 2002 la Fondazione prosegue nella sua attività di sviluppo e promozione dell’arte contemporanea, inaugurando un nuovo spazio espositivo a Torino, un centro di livello internazionale per lo studio, la sperimentazione e il confronto di artisti, critici, curatori e collezionisti di tutto il mondo. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ricopre ruoli di grande responsabilità all’interno del sistema dell’arte internazionale: è membro dell’International Council e del Friends of Contemporary Drawing del MoMA di New York, dell’International Council della Tate Gallery di Londra, del Leadership Council del New Museum di New York, dell’Advisory Committee for Modern and Contemporary Art del Philadelphia Museum of Art, del Consiglio Culturale del Magazine Cartier Art, del Conseil d’Administration de l’Ecole Nationale Supériure des Beaux-Arts de Lyon, del Comitato di Art Basel Cities, del CCS Board of Governors del Bard College di New York.
È membro della Global Private Museum Association. È socia onoraria del Monaco Project for the Art.
In Italia, dal 2008 è membro della Commissione Cultura di Confindustria Nazionale, dal 2016 del Consiglio Direttivo di Federculture. Dal 2014 è Presidente del Comitato Fondazioni Arte Contemporanea. Nel 2017 è Presidente della Giuria del Premio Cairo. Dal 2017 è Presidente della Fondazione IEO-CCM, Istituto Europeo di Oncologia e Centro Cardiologico Monzino.

Oggi quali sono le nuove tendenze artistiche e come si diventa artisti famosi?
Molti artisti oggi guardano alle estetiche digitali e alla grande rivoluzione portata da internet e social media nel campo della produzione e circolazione delle immagini. Le loro opere riflettono su questi grandi cambiamenti estetici e identitari. Per diventare artisti affermati occorre talento, caparbietà, studiare e, naturalmente, anche un po’ di fortuna.

Esiste qualche forma di mecenatismo che aiuta i giovani a crescere in campo artistico?
Ci sono dei programmi di sostegno alla giovane arte, progetti di residenza, premi, opportunità di esporre.
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha da sempre cercato di sostenere gli artisti giovani, nella consapevolezza che non è facile trovare occasioni di crescita e visibilità. Ad esempio dal 2007 promuoviamo la Residenza per giovani curatori, grazie alla quale ogni anno tre promettenti curatori stranieri fanno un lungo viaggio in Italia accompagnati da un nostro curatore per conoscere i giovani artisti italiani. Attraverso questo progetto negli anni abbiamo promosso l’arte italiana emergente presso generazioni di curatori internazionali oggi divenuti importanti. Pensiamo inoltre sia importante offrire agli artisti occasioni di produrre nuove opere, e per questo abbiamo di recente avviato una collaborazione con il Philalphia Museum of Art per la committenza e produzione di opere in video, digitale e performance. A novembre presenteremo la prima opera prodotta in questa nuova serie, il video di Rachel Rose Will-O-Wisp.

Dieci anni di crisi economica che ripercussioni hanno avuto nel commercio di opere d’arte e sui collezionisti?
Il mercato dell’arte sembra avere dei propri cicli, di crescita e di declino, non necessariamente connessi con quelli dell’economia globale. A parte una prima reazione nel 2008/2009, successivamente l’arte è stata considerata un bene rifugio e addirittura in questi anni abbiamo visto l’ennesimo boom, da alcuni considerato una bolla che prima o poi scoppierà. Inoltre sono emersi nuovi mercati, nuovi collezionisti, da aree geografiche prima poco interessate al collezionismo d’arte, e tutto questo non fa che rendere più complessa l’economia dell’arte.

Quali sono i Paesi che sfornano i migliori artisti in questo momento storico e perché?
Credo che ogni Paese abbia la propria quota di bravi artisti, e il talento non si può definire in relazione alla nazionalità, ma sicuramente ci sono contesti dove è più facile avere una buona formazione, lavorare e trovare occasioni di promozione. I centri dell’arte contemporanea internazionale restano quelli più efficaci in questo senso, New York, Londra, Berlino sono le città dove gli artisti, di tutte le nazionalità, vanno per studiare e lavorare, e sono i posti dove è sicuramente più probabile avere successo.

Lei promuove l’arte contemporanea con la Sua Fondazione puntando soprattutto sullo studio, la sperimentazione e il confronto tra artisti, critici e curatori; il Vs. spazio espositivo a Torino è una fucina in continua evoluzione di idee e progetti...
Mantenersi in continua evoluzione è necessario se si vuole restare in sintonia con linguaggi che cambiano. Quando ho creato la fondazione, più di vent’anni fa, il mondo dell’arte era decisamente più piccolo, c’erano poche istituzioni attive nel contemporaneo, almeno in Italia, e ancora si usava il fax per comunicare...
Oggi il panorama è cambiato, il mondo dell’arte è esploso, le immagini circolano alla velocità della luce da un continente a un altro, l’arte si esprime con dispositivi sempre nuovi e anche le esigenze dei pubblici si sono evolute. Come Fondazione cerchiamo di intercettare queste trasformazioni e di offrire strumenti per interpretarle.

Quali sono le mostre più importanti che avete allestito in questo ultimo periodo?
In tempi recenti abbiamo organizzato mostre personali di artisti come Adrian Villar Rojas, Ed Atkins, Josh Kline, Ian Cheng, che hanno offerto analisi molto precise del mondo iper tecnologico in cui viviamo. Allo stesso tempo, abbiamo dedicato una monografica a un grande maestro della fotografia come Hiroshi Sugimoto, che mai rinuncerebbe all’analogico, e recentemente abbiamo dedicato una mostra alla nascita della fotografia nell’Ottocento, presentando un nucleo della mia collezione di foto storiche.
Quest’anno abbiamo organizzato una grande mostra in collaborazione con il Museo Egizio e i Musei Reali di Torino sul tema della distruzione del patrimonio artistico, Anche le statue muoiono, che metteva in dialogo arte contemporanea e archeologia. Ora stiamo lavorando alle mostre dell’autunno, quando faremo un programma tutto al femminile con le mostre di Lynette Yiadom-Boakye, Andra Ursuta, Rachel Rose e Monster Chetwynd.

L’impegno per l’Arte contemporanea, non esclude quello per la solidarietà e la ricerca, da ottobre dello scorso anno Lei è diventata anche Presidente della Fondazione Ieo-Ccm (Istituto europeo di oncologia e Centro cardiologico Monzino di Milano) raccogliendo il testimone di Franca Sozzani.
Definirei il mio impegno per la Fondazione IEO-CCM una sfida: si tratta di sostenere e valorizzare la ricerca di due istituti di eccellenza come l’Istituto Europeo di Oncologia e il Centro Cardiologico Monzino, che insieme si occupano delle maggiori cause di malattia nel mondo occidentale.
In quanto IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a carattere Scientifico) sono impegnati sia nella ricerca sia nella cura: hanno bisogno di finanziamenti per la ricerca scientifica, ma per svolgere al meglio la loro missione clinica e per spingersi nel terreno della prevenzione, che li porta a dialogare anche con la popolazione sana, il loro lavoro quotidiano deve essere promosso e conosciuto.

Molto in questo senso è stato fatto da chi mi ha preceduta. Sono infatti orgogliosa di poter proseguire nel cammino tracciato da Franca Sozzani. Franca è stata per me una cara amica e un modello di femminilità moderna e impegnata. Con un’energia e una determinazione straordinarie, si è dedicata con entusiasmo ad ogni suo progetto - dalla moda, alla cultura, al sociale. Il suo esempio, unito alla professionalità e al grande amore per la vita dei medici e di tutto lo staff dello IEO e del Monzino, mi guiderà nell’affrontare questa sfida.
 
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